Cabin Creek Bridge - un ponte non ordinario


parte I: ispirazione

parte II: progetto

parte III: realizzazione

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PARTE PRIMA: ISPIRAZIONE

Talvolta alcune immagini si fissano nella memoria e ciclicamente si ripresentano. Così è stato per il ponte che poi mi sono deciso a realizzare in scala.

Nella raccolta di documentazione per la progettazione del mio plastico ferroviario, ambientato all'inizio degli anni '70 nella zona del Pacific Northwest degli Stati Uniti, ho trovato un sito di un appassionato che ha trascorso qualche settimana nello stato di Washington a raccogliere documentazione fotografica, fra l'altro, del tratto più occidentale della Milwaukee Road, una compagnia ferroviaria la cui rete copriva migliaia di kilometri, dal Tennesse (chi l'avrebbe mai pensato...) sino all'oceano Pacifico.

L'estensione territoriale non era la sola caratteristica amena di questa compagnia ferroviaria: innnazitutto l'esercizio ferroviario nell'attraversamento delle due principali catene montuose occidentati avveniva a trazione … elettrica. Esatto, proprio a trazione elettrica, come su di un qualsiasi passo alpino.. Italiano! La tensione d'esercizio era infatti quella poi adottata per l'elettrificazione in CC delle linee Italiane: 3Kv. C'è chi pensa che tecnici nazionali fossero stati in visita presso gli impianti della Milwaukee Road da cui trarre esempio.

Infatti, l'estensione occidentale della Milwaukee è stata costruita nei primi anni del '900 (e, quindi, ben ultima fra le linee transcontinentali... dopo Union Pacific, Santa Fe, Southern Pacific, Northern Pacific, Great Northern, Missouri Pacific/D&RGW/Western Pacific), con tecniche costruttive già evolute e l'utilizzo anche di “nuovi”materiali, quali ad esempio il calcestruzzo.

Ecco, quindi una delle particolarità: fra le immagini raccolte da John Carr c'è una seguenza di fotografie che ritrae un treno merci (a pesante composizione: locomotive di testa, mid-train helpers e helpers in coda) mentre impegna un piccolo ponte su di un corso d'acqua (Cabin Creedk). Cliccando sull'icona, è possibie accedere alle pagine di John Carr che riportano la sequenza delle immagini:





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PARTE SECONDA: PROGETTO

Per la riproduzione in miniatura del ponte (in scala N che corrisponde a 1/160 del vero) è di grande utilità proprio la sequenza delle fotografie: infatti esse sono prese quasi ortogonalmente rispetto alla struttura ferroviaria.
A questo punto, con l'utilizzo di un programma di trattamento delle immagini è stato agevevole ricavare un disegno di massima delle proporzioni del manufatto. In prima battuata è stata realizzata una versione simmetrica del ponte (il ponte vero presenta due arcate a sinistra e una a destra, la prima riproduzione qui descritta è di un ponte che presenta una sola arcata di approccio per lato):




Ottenuto il disegno, è evidente la struttura “modulare” del ponte, che si presta quindi a innumerevoli varianti nel corso della realizzazione. Così sarà più facile, in futuro, sfruttando il lavoro comune di progettazione e di realizzazione degli stampi, ottenere la riproduzione “asimmetrica” del ponte vero:




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PARTE TERZA: REALIZZAZIONE

Fra la progettazione e la realizzazione mi sono... soffermato su come strutturare lo stampo: la soluzione è stata quella di realizzare un “mezzo” ponte tagliato in senso verticale, sfruttando proprio la simmetria presente in ciascun elemento del ponte vero (muri di contenimento, arcata di approccio, arcata principale).

Il materiale necessario è il seguente>:

- fogli di plasticard di vario spessore (1mm; 0.5 mm; 0.3 mm);

- colla per plasticard;

- cutter ben affilato;

- colla, forbici e … immancabile riga;

- lime di diverse forma e carta vetro di varia grana;

- gomma siliconica;

e, per la realizzazione finale, gesso.

Il primo passo è la stampa del disegno su carta, poi incollata sul foglio di plasticard da 1mm. A questo punto, il lavoro è di pazienza: si riproducono in serie: il “piano” del ponte sul foglio da 1mm; i rilievi e i rinforzi anteriori al ponte; con plasticard e, per conferire spessore, per tutto il pezzo dell'arcata principale, tanti (e, si, proprio di pazienza) elementi riferiti ai 5 “archetti” quanti ne servono per raggiungere lo spessore di mezzo ponte (sono 12!).

I primi tentativi, anche se consentono di apprezzare le proporzioni nel complesso, lasciano un poco a desiderare:




A questo punto... si riparte, e anziché realizzare ciascun pezzo del ponte separatamente, ho optato per un la realizzazione di un “master” d'insieme. Opportune fessurazioni nello stampo consentiranno l'inserimento di “paratie” per la realizzazione di cascun modulo separatamente:




Ecco come si presenta il master con un paio di carri, per mostrare la proprozione (ovvio che i carri debordino dal margine... si tratta pur sempre di mezzo ponte!).




Realizzato lo stampo in gomma siliconica ed effettuate le prime prove di stampa, ecco il risultato, prima di provedere con la finitura e la verniciatura. Ora i rotabili hanno spazio per strare sul ponte (che, nel frattempo, è stato adottato da un'altra compagnia ferroviaria!):




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